"Sono viareggina di nascita, trapiantata prima in provincia di Firenze e poi a Pisa. Ho marito e figli nati a Siena, parenti ed amici in tutta la Toscana. Qualcosa ho imparato da tutti e, nel tempo, ho preso degli appunti.

M’incuriosiscono le abitudini alimentari della gente, soprattutto di quella gente che per mestiere e condizione è sintonizzata con la terra, col mare e le stagioni. E mi appassiona la bravura, l’arte, delle donne, che nelle loro cucine riescono ad inventare tutti i giorni per tutta la vita.

Non sono una professionista (chi se ne intende lo capirà subito), ma ho cucinato tanto, ed io cucino come mangio, mangio come parlo, parlo come scrivo, quindi come cucino, scrivo."

Come lo faceva la mia Mamma...

…….."Come lo faceva la mì mamma il coniglio non lo sa far nessuno, e lo sai perché il mì babbo nell’orto faceva i cavoli, e ne faceva tanti! Tutte le foglie e le puliture andavano ai conigli. Quando cucinava il coniglio da come sapeva di cavolo non ti ci voleva nemmeno il contorno!"……

 

……."La mì mamma pensava che il Cacciucco fosse un piatto rozzo perché i pesci con la lisca, secondo lei, erano roba da poveri. Una volta, volendo far bella figura, fece un cacciucco coi gamberi e il salmone !"……

 

……."In casa mia ammazzavano il maiale ed era il babbo ad avere la responsabilità di tagliare i pezzi, dosare il sale, drogare la carne ecc., ma la soppressata, quella la faceva sempre la mia mamma: era la sua specialità. Ci metteva tante spezie e la buccia dell’arancio. Era così buona e profumata che pareva un dolce."……

 

……."Il mio babbo i ranocchi non li voleva vedere. Non perché gli facessero impressione o cose del genere, ma perché diceva che ne aveva mangiati troppi ai tempi della fame."……

 

……."La mì mamma l’antipasto lo faceva una volta l’anno: a Natale. Era sempre il solito: crostini col fegato della gallina o con la milza. Mentre si mangiava ci raccontava della figliola di una sua amica, maritata bene, che aveva fatto i crostini con le budellina delle beccacce, senza pulirle! E rideva di quei "pidocchi rifatti" che mangiavano la merda d’uccello pensando che fosse una leccornia. Povera mamma, non capiva proprio nulla di alta cucina, ma i suoi crostini erano speciali."…..

 

……."Il mì babbo, duro come solo i contadini possono essere, voleva farsi il vino da sé, anche se si sapeva tutti che la nostra non era terra da vigna. Per quanto si sforzasse il vino buono non gli è mai venuto: quando non sapeva di botte sapeva d’aceto. Ma guai a dirglielo! Se n’aveva a male, e quando entrava qualcuno in casa, per prima cosa: "prendi un bicchiere, assaggia un po’ il mì vino…- diceva- questo è d’uva, un’è mi’a come quello che si compra!" "Si sente, si sente", diceva il malcapitato, cercando una scusa per non ribere !"……

 

……."Il sugo di carne sembra facile, ma non c’è nessuno che lo faccia buono come lo faceva la mì mamma.. Il profumo si sentiva da fuori dell’uscio. Profumo di Domenica mattina, faceva pensare al Paradiso più che quello dell’incenso. Forse perché ci metteva il peporino e la noce moscata, chissà! Ho provato e riprovato ma un sugo come il suo è proprio impossibile da rifare."……

 

……"In casa nostra l’arselle e i muscoli non s’andavano a comprare: a Viareggio gli uomini avevano tutti il rastrello per andare a "fa’ nnicchi" anche quelli che col mare non ci vivevano. E a fare i muscoli bastava un ragazzaccio che avesse voglia di tuffarsi per staccarli con un coltello da sotto gli scogli. Mezzi li mangiavano subito così, crudi, e quell’altri li portavano alla mamma per farci il sugo e farli marinati. Il mì babbo ne portava sempre un mezzo secchio di arselle, coperte d’acqua di mare (che all’ora era trasparente come quella del rubinetto) dove dovevano restare a spurgare fino al giorno dopo."……

………"Quando la mì mamma ammazzava il pollo era pollo per una settimana: col collo, le zampe spellate, le spuntature dell’ali e la cipolla ci faceva il brodo, con le budellina e il fegato ci faceva il sugo per la pastasciutta, mezzo lo faceva fritto e mezzo in umido, insomma avesse potuto cucinarle un qualche modo t’avrebbe fatto mangiare anche le penne!"……

 

………"Per Pasqua la mì mamma e l’altre donne della famiglia facevano le torte coi bischeri e le cuocevano nel forno a legna, sette o otto per infornata. Le facevano il Giovedì santo, ma guai ad assaggiarle fino alla Domenica! Peccato mortale, diceva la nonna. Ma anche la domenica faceva certe fettine piccine che si restava sempre con la voglia. Le pareva uno spregio mangiare tutto insieme quel Bendiddio di riso e cioccolata. Alla fine della storia, dopo una settimana e più, quando s’andava a prendere le ultime torte avevano messo i baffi della muffa."………